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Secondo le linee guida del ministero della salute il tempo massimo fissato è di 6 mesi ma ci sono eccezioni definite spesso dal clinico che vanno anche oltre, ovviamente in base all’efficienza e funzionalità soggettiva che il paziente acquisisce per l’igiene orale domiciliare. In poche parole più segui i consigli, più sei bravo, meno placca e tartaro formi. Si consiglia sempre e comunque di effettuare controlli periodici semestrali, a prescindere dal proprio stato di salute orale.
Come per tutte le cose, la virtù sta nel mezzo. Per lo sbiancamento professionale che possa essere effettuato alla poltrona o a casa, se clinico o paziente non rispettano tempi di posa e consigli post trattamento ci possono essere degli effetti indeserati transitori e risolvibili come l’ipersensibilità.
Il tartaro non è altro che la calcificazione della placca batterica e agglomerati di residui alimentari e per far si che ciò accada devono sussistere 2 parametri biologici come presenza di placca e ioni calcio abbastanza concentrati nella saliva. Il ruolo dei dispositivi di igiene orale domiciliare (sempre se usati in modo corretto) come lo spazzolino elettrico, sonico o manuale e la pulizia interdentale è fondamentale nella rimozione quotidiana del biofilm batterico, ma anche una giusta dieta ed idratazione per rendere meno concentrata la saliva stessa. Tutti questi fattori quasi in egual misura ma sicuramente a favore prima di una corretta igiene orale, contribuiscono alla formazione di più o meno tartaro e quindi alla creazione di infiammazioni gengivali che se non trattate possono sfociare in problemi parodontali (piorrea). In genere il pH della saliva si aggira su valori piuttosto neutri, ma il pH può diventare acido se non si segue un’alimentazione corretta o si soffre di patologie gastrointestinali. In quel caso ci esporremmo di più ad un rischio carie più elevato e ipersensibilità dentale per fisiopatologica corrosione dello smalto da ph acido ma non ci esporremmo sicuramente alla produzione di più tartaro. Basti pensare che una soluzione acida in chimica viene utilizzata per sciogliere il calcare! Al massimo potremmo parlare di saliva più o meno concentrata!
Oggi sappiamo e vediamo che la parodontite è caratterizzata da infiammazione microbicamente associata per la quale vengono meno le strutture di sostegno del dente. Una giusta e attenta prevenzione evita che ciò accada e rispetto alle generazioni precedenti, l ‘avanzare della ricerca e dell’informazione sbugiarda le tesi orali di professionisti del secolo scorso che attribuivano la causa principale della patologia alla pura genetica. La costante crescita di dispositivi per l’igiene domiciliare sempre più performanti come le teconologie soniche ed elettriche dall’ante guerra ai giorni attuali e il loro corretto utilizzo, evita l’accumulo costante e giornaliero di associazioni batteriche tali da causare patologie gengivali, che se non trattate sfociano in parodontali e quindi alla perdita degli elementi dentari. Ultimamente, si è anche rivista la classificazione delle malattie parodontali riassunta in 4 sezioni principali determinando ulteriormente la definizione di malattia parodontale: La parodontite è caratterizzata da infiammazione microbicamente associata, mediata dall’ospite, che si traduce in perdita di attacco parodontale. Questo viene rilevato come perdita di attacco clinico (CAL) mediante valutazione circonferenziale della dentizione erotta con una sonda parodontale standardizzata con riferimento alla giunzione cemento-smalto (CEJ). https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jcpe.12945
Le resine e i cementi che si utilizzano per attaccare i cosiddetti brackets metallici (per intenderci le stelline) durante la terapia ortodontica, a lungo andare vengono assorbiti dallo smalto, così come vengono assorbiti i prodotti pigmentanti dei cibi, il dente assorbe anche questi composti inorganici che tendono a destrutturare e ingiallire quindi il dente stesso. Si nota frequentemente che anche alla fine della terapia ortodontica è facile individuare frammenti e residui di suddetti materiali, perciò è opportuno effetturare una lucidatura particolare chiamata “debonding” seguita poi da rimineralizzazione alternata a sbiancamento. Processo che richiede tempo e pazienza ma che garantisce un ottimo risutato nella rifunzionalizzazione dei tessuti dentali e nella opalescenza. Si ridarà vita alla luminosità persa dopo gli anni di terapia ortodontica. Il trattamento verrà gestito (rimozione a parte dei frammenti e residui resinosi) a casa dal paziente dopo attente istruzioni ed informazioni.
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